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Quando il logo fa la differenza in un brand

Molti utenti si presentano presso il nostro Studio specializzato, disponendo già del proprio logo da utilizzare per il brand. Cerchiamo di esaminare le situazioni più frequenti, per fornire alcuni consigli pratici sulla questione.

Quand’è che il logo serve veramente?

Il logo può avere una funzione decisiva nel brand nel caso in cui abbia un design effettivamente innovativo, per la serie registrare un logo di questo genere ha un senso sia per ottimizzare l’investimento sia per conseguire una tutela legale esclusiva, oltre al fatto che risulterà molto più semplice difenderlo in caso di contraffazione da parte dei terzi soggetti.

Quand’è che un logo non  serve?

Il logo non svolge una reale funzione giuridica nell’ipotesi in cui richiami chiaramente, ad esempio, al denominazione del brand. In tale ipotesi, infatti, avremmo, più che altro una duplicazione grafica nel brand, quindi, registrare logo di questo tipo non risulterà un investimento azzeccato. La componete grafica deve, al massimo, richiamare solo indirettamente la componente denominativa del brand, in caso contrario il brand risulterà concettualmente erroneo.

Quando investire nel logo?

Sulla base delle suddette premesse, si comprende bene quando convenga investire nel logo, quindi, quando risulti utile verificare quanto costa registrare un logo. Infatti, qualora si crei un design innovativo e, quindi, unico, significa aver approntato una certa strategia imprenditoriale votata all’esclusività, altrimenti si sarebbe realizzato il logo “in casa”, magari con l’ausilio di un amico o parente con delle capacità ed abilità grafiche. Aver deciso di rivolgersi ad un grafico professionale, significa già che sul prodotto grafico “si punta con decisione”, ecco perché il relativo investimento risulta naturale ed inevitabile.

Perché si punta sul logo?

Principalmente perché il mercato, spesso e volentieri, risulta saturo, quindi, anche l’elemento grafico può permettere di crearsi una differenziazione rispetto ai competitors nel segmento. Riuscire a contraddistinguersi risulta vitale, ecco perché in tale ipotesi conviene investire nella registrazione di un logo. Ogni dettaglio, quindi anche quello grafico, può risultare vincente e decisivo per la permanenza sul segmento di mercato, quindi, perché privarsene? Al tempo stesso, se si decide di percorrere questa strada bisogna puntare in alto, ossia sul design unico e di qualità, magari sulla “stranezza”, non ci si può certamente conformare alla massa.

Conclusioni

In definitiva,  il logo è auspicabile, ma solo a certe condizioni, altrimenti si può rivelare “un buco nell’acqua”.  Di conseguenza,  la registrazione logo passa attraverso il solo design creativo e l’assoluta originalità, quindi, si sconsiglia di tutelare un logo tanto per farlo, tanto per poter dire possiedo un logo tutelato in esclusiva.

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Puntare sul brand in Giappone

Negli ultimi anni è decisamente cresciuto il business verso il Paese del sol levante, affascinato dal Made in Italy in tutte le sue forme. Come abbiamo potuto constatare noi stessi, nel corso di un recente viaggio estivo, l’appeal verso tutti i prodotti del Made in Italy è in costante crescita. Di conseguenza, non si può certamente prescindere dal registrare marchio.

Nel corso della nostra visita nipponica, abbiamo costatato l’esigenza di stabilire partnership commerciali di lunga durata con imprenditori italiani, notori e non, capaci di soddisfare le esigenze sempre più raffinate dei consumatori locali. Infatti, oltre ai classici prodotti del fashion design, prodotti in forte crescita sono quelli enogastronomici e dell’interior design, dove i giapponesi sono più carente e, quindi, desiderosi di crescere. Registrare un marchio si è rivelato il miglior “biglietto da visita” per quegli imprenditori che hanno compreso le potenzialità del mercato nipponico.

Abbiamo constato che non solo Tokyo, ma anche città quali Kyoto ed Osaka si sono aperte all’ampia gamma di prodotti tipicamente italiani, mentre non sono infrequenti scorgere sul territorio numerosi chef, fashion designer ecc. alla ricerca di nuove attività da intraprendere. Tutti questi professionisti hanno provveduto per tempo alla registrazione di un marchio giapponese, per creare i migliori presupposti di credibilità ed immagine, alla quale i giapponesi sono molto sensibili.

Aspetto fondamentale che si deve sottolineare è quello del quanto costa registrare un marchio in Giappone, certamente non risulta a buon  mercato, visto e considerato che, in generale, il costo della vita in Giappone non è alla portata di tutti. Di conseguenza, il relativo investimento dovrà essere ponderato con estrema attenzione, per evitare inutili esborsi economici.

Il Gippone si è aperto al mercato internazionale solo negli ultimi anni, vedendo con una certa diffidenza tutto quello che veniva importato dall’estero. Adesso, il mercato giapponese è in continua e forte crescita perché ha compreso la possibilità di migliorare la qualità della vita degli esigenti abitanti nipponici.  Il marchio registrato risulta indubbiamente il miglior viatico  per aprire i contatti con gli imprenditori locali, estremamente attenti ed esigenti.

Il nostro Studio specializzato è in costante contatto con tale Paese, per aver instaurato diverse partnership con dei referenti locali e per aver già provveduto, in più occasioni, alla registrazione marchio giapponese, con esito soddisfacente per i vari richiedenti. Come già abbiamo appurato per la Cina, anche qui ritroviamo le famose sottoclassi merceologiche, che necessitano di un’approfondita e dettagliata conoscenza, per evitare di subire delle Azioni Ufficiali che potrebbero pregiudicare l’investimento economico intrapreso.

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Le Sagre Paesane Hanno Il Proprio Marchio

Un trend che riscuote un indiscusso e perdurante successo è quello delle sagre paesane, scrigno di tradizione e di folklore locale. Già da molti anni, le sagre paesane hanno puntato sul proprio marchio registrato.

A cosa è dovuto tale successo?

Prima di tutto, il binomio buon cibo ed atmosfera festosa attrae turisti e non solo, le varie associazioni locali si danno un dar da fare per organizzare la miglior sagra della zona, per attrare il maggior numero di persone. Ecco perché registrare marchio è uno strumento per veicolare la comunicazione e far conoscere la propria località al grande pubblico. Oltre al buon cibo, la sagra diventa occasione di promozione e valorizzazione delle risorse del territorio, ecco perché le amministrazioni locali sono attente a che tutto vada per il meglio.

Quali le principali attrazioni delle sagre paesane?

Possono trattarsi di mercatini, festival musicali, sfide culinarie, oppure performance di artisti di strada, per la serie l’aspetto eno-gastronomico si fonde con gli spettacoli che possono personalizzare l’evento. Il format indubbiamente funziona, ecco perché varianti sul tema si affrettano a registrare un marchio che possa differenziare la specifica sagra, creando valore aggiunto agli occhi dei partecipanti. Le prima sagre puntarono soprattutto sul prodotto culinario locale, per promuovere e diffondere l’evento paesano, oggigiorno si punta sulle “ospitate” dei personaggi televisivi più noti al grande pubblico, per dare novità all’evento locale.

Il giro d’affari delle sagre paesane

Questi eventi locali sono divenuti, a tutti gli effetti, dei veri e  propri business, ecco perché il quanto costa registrare un marchio è uno degli argomenti che viene discusso presso le amministrazioni e le associazioni locali, ossia stanziare a budget delle risorse che verranno dedicate alla valorizzazione del territorio e delle sue risorse eno-gastronomiche e tradizionali. L’acquisita sensibilità dei vari enti locali verso questa forma d’investimento denota che il trend riscuote un costante successo e che il mercato è tutt’altro che saturo. Di conseguenza, oramai nessuna amministrazione vuole più rinunciare a “ritagliarsi uno spazio” che  possa dare nuova linfa sia alle casse comunali sia creare un giro d’affari per tutto il tessuto economico locale con il relativo indotto.

Conclusioni

Annotiamo che nel corso degli ultimi anni sono stati creati anche dei format culturali, che certamente danno lustro alle nostre città e che rivestono un occasione di crescita sociale e culturale per i partecipanti. Infatti, oltre al classico cibo per il corpo, si è valorizzato anche un format che possa giocare il ruolo di “cibo per la mente”. Di conseguenza, la registrazione di un marchio per questa tipologia di eventi risulta la nuova frontiera da percorrere per gli addetti ai lavori.

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Le App Vogliono Distinguersi Con Il Proprio Brand

Il fenomeno delle app risulta, a tutt’oggi, consolidato ed in costante crescita. Infatti, la mobilità degli smartphone consente agli utenti di personalizzare i propri device con l’ausilio di app, alcune delle quali assolutamente irrinunciabili. Di conseguenza, quest’ultime hanno “fiutato” l’esigenza di ottenere un riconoscimento ufficiale con la registrazione marchio.

Nel corso dell’ultimo nostro viaggio in Giappone, ci siamo avvalsi di alcune di esse, soprattutto per la mobilità con i mezzi pubblici (metropolitana, bus, tour guidati ecc.). I vantaggi sono indubbi, visto che nel proprio palmo della mano, si poteva viaggiare in assoluta tranquillità, senza dover ricorrere al costante aiuto della popolazione locale. Abbiamo constatato che alcune delle suddette app avevano ottenuto il proprio marchio registrato, visto e considerato che distinguersi e contraddistinguersi sul proprio mercato risulta oramai una questione di sopravvivenza.

Oramai il numero delle suddette app è in costante aumento, è facile trovare un app per tutte le esigenze, gratuite e non, per i vari sistemi operativi IOS ed Android, segno che il mercato è ancora in grado di assorbire le possibili novità. L’alta competizione venutasi a creare tra le suddette app ha determinato la necessità di investire nel brand e, quindi, nel registrare un marchio. Si è in sostanza passati dalla filosofia del “mordi e fuggi”, visto che per loro natura le app sono destinate ad essere superate dall’innovazione, alla necessità di “piantare una bandierina”, nell’ipotesi della creazione di app che hanno ottenuto un costante riconoscimento dai consumatori.

Alla luce di ciò, come decidere quanto dover investire nella propria app? La domanda risulta tutt’altro che di agevole risposta, visto e considerato che non è possibili prevedere in anticipo l’obsolescenza tecnologica della stessa, ossia quanto resterà in vita. Di conseguenza, il quanto costa registrare un marchio potrà risultare irrisorio per quelle app destinate a mantenersi sul mercato nel corso degli anni avvenire, mentre potrebbe risultare oneroso per quelle app destinate a durare una sola estate. Anche in questo caso, il classico suggerimento dell’investimento step by step risulta la miglior soluzione praticabile, per cercare di ottimizzare i propri investimenti.

A nostro avviso, le app per gli spostamenti durante un viaggio risultano sempre molto interessanti per gli utenti, soprattutto quelle dotate di GPS e che funzionano anche offline, visto che non sempre è possibile collegarsi al Wi-fi locale, oppure visto che i vari operatori esteri potrebbero addebitare costi che, a lungo andare, potrebbero rivelarsi onerosi. Di conseguenza, registrare marchio per queste tipologie di app  può aver senso, soprattutto se sono facilmente fruibili e pratiche nell’utilizzo da parte dei vari utenti, che certamente resteranno fedeli alle suddette e saranno, magari, disponibili a versare anche qualche euro del proprio credito per acquistarle sui vari smartphone in uso.

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Perché Le Aziende Preferiscono Il Brand Rispetto Al Contenzioso?

La maggior parte delle aziende adottano tutte, o quasi, la stessa policy, vale a dire preferiscono investire sul marchio registrato, piuttosto che risolvere le vertenze adottando misure giudiziarie, vediamo le ragioni principali.

Quali sono le esigenze di business delle aziende?

Il fattore tempo, più che quello economico, risulta discriminante per le aziende, ossia perdere le commesse, impelagarsi in lunghe diatribe giudiziarie ecc. è un costo che le stesse non desiderano affrontare, significherebbe pregiudicare il business in maniera irreparabile. Di conseguenza, registrare un marchio è la strategia che viene adottata e percorsa, perché ottimizza i costi e, soprattutto, le tempistiche di business. Non ci si può permettere di perdere occasioni ed opportunità imprenditoriali, nessuna azienda è più disponibile ad assumersi rischi così evidenti.

Cosa comporterebbe il contenzioso?

Impelagarsi in diatribe giudiziarie porterebbe allo stallo aziendale, in un segmento di mercato, in un Paese ecc.. Purtroppo, nonostante l’esito possa rivelarsi economicamente soddisfacente, “il prezzo da pagare” sarebbe troppo alto, conviene sempre premunirsi con la registrazione di un marchio e, magari, sottoscrivere degli appositi contratti con i vari distributori, rivenditori ecc. Il contenzioso, purtroppo, mal si concilia con le dinamiche aziendali, risulta una extrema ratio difficilmente gratificante, anzi, spesso e volentieri, penalizzante per l’imprenditore. Di conseguenza, valutare il contenzioso sono in casistiche ben definite, vale a dire nell’ipotesi in cui la fattispecie penale, ad esempio la contraffazione, non risulti risolvibile contrattualmente.

Il contenzioso ed il brand sul piatto della bilancia

Ogni valutazione imprenditoriale non può prescindere da una valutazione economica, ossia il quanto costa registrare un marchio risulta sempre economicamente più vantaggioso rispetto all’iniziativa legale giudiziale, per quanto possa rivelarsi vincente. Il contenzioso comporta lunghi tempi di attesa per la decisione, spese notevoli da anticipare, tempo da dedicare durante lo svolgimento dell’iniziativa ecc. Al contrario, il deposito di un marchio risulta immediatamente efficace, chiaramente la scelta di un professionista specializzato della materia potrà fare la differenza durante l’iter di registrazione. Oggi come oggi, anche gli stessi professionisti risultano molto cauti nel consigliare la strada del contenzioso ai propri clienti, soprattutto quelli che hanno maturato una certa esperienza nazionale ed internazionale, quindi, suggeriamo di essere estremamente cauti e prudenti, qualora si dovesse presentare questa prospettiva, soprattutto allo stadio inziale di un business.

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I Personaggi Sportivi Tutelano Sempre Il Proprio Brand

Sia quelli notori siano quelli che non lo sono ancora, non possono prescindere dal possedere una o più registrazione marchio. Infatti, lo sportivo notorio è, a tutti gli effetti, un’azienda in continua evoluzione, quindi, non può certamente prescindere dall’assumere tutte le iniziative che possono salvaguardare la propria immagine.

Gli sportivi poco conosciuti come si muovono?

Per questi ultimi il percorso è ancora incerto, quindi, la strategia migliore da adottare è quella di attendere la sottoscrizione di contratti di sponsorizzazione, di merchandising e, magari di ingaggi veri e propri. In questa maniera, registrare un marchio risulterà un investimento che risulterà presto ripianato ed ottimizzato. Ovviamente, coloro che hanno l’ambizione e la speranza di gareggiare per le rispettive nazionali, oppure partecipare a competizioni internazionali con le loro squadre di club, dovranno “muoversi per tempo”, visto e considerato che la visibilità e la reputazione non tarderanno ad arrivare.

Quale portafoglio marchi per gli sportivi?

Come anticipato l’attività di salvaguardia del brand dovrà andare di pari passo con la crescita dell’immagine sportiva, ecco perché calciatori di fama internazionale hanno conseguito la registrazione di un marchio a livello pressoché planetario, a differenza degli sportivi “in erba”, certamente di belle speranze, ma allo stato attuale, sconosciuti al grande pubblico. Per quest’ultimi, una protezione nazionale è più che sufficiente. Una volta che i grandi procuratori sportivi cominceranno a seguire i nuovi talenti, allora “un cambio di passo“ si rivelerà necessario per promuovere al meglio l’immagine del nuovo talento.

Il valore del brand degli sportivi

Una volta sottoscritti dei contratti importanti con gli sponsor dell’abbigliamento e della calzatura, ecco che anche il valore economico del marchio registrato dello sportivo si accrescerà in misura esponenziale. Di conseguenza, un’apposita clausola contrattuale prevederà la misura della royalty che il main sponsor dovrà versare nelle tasche del campione, per potersi fregiare del brand nelle proprie campagne pubblicitarie. Oggi come oggi, non ci si può certamente far trovare impreparati di fronte alle opportunità di business, infatti, per molti atleti la prestazione sportiva in sé per sé non risulta essere più essenziale, a differenza di come si “veicola la propria immagine“.

Quale investimento dedicare al proprio brand?

Inizialmente, è evidente come tutto o quasi venga gestito a livello familiare, ecco perché il quanto costa registrare un marchio non risulterà mai una criticità, visto e  considerato che la tutela resterà confinata in ambito nazionale. Discorso diverso quando il talento entrerà sotto la protezione del procuratore sportivo, ecco che gli investimenti risulteranno maggiori e, conseguentemente, i costi degli investimenti cominceranno a lievitare. Scontato dire che i due approcci risultano completamente differenti. Instaurare delle relazioni professionali con dei manager e dei procuratori può consentire di fare “il salto di qualità” per uno sportivo ed aprirgli le strade del successo.

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