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Posso riprodurre i personaggi famosi sulle t-shirt?

Una delle richieste  “classiche” che ci giunge dai nostri Clienti o dai semplici curiosi, è quella della possibilità di poter riprodurre liberamente sulle t-shirt i personaggi famosi, ad esempio i personaggi della Disney, dei cartoni animati ecc. E’ giusto sgombrare il campo da possibili equivoci che sembrano nascere su questo tema.

Tali personaggi non sono di dominio pubblico, ma coperti da un marchio registrato. Di conseguenza, non possono considerarsi liberamente riproducibili da chiunque per una qualsivoglia finalità commerciale o di natura ludica, per promuove finalità ricreative o similari. Ecco perché bisogna porre particolare attenzione a non fare “passi più lunghi della gamba”, sottovalutando aspetti che, all’apparenza, possono sembrare semplici.

Ciò detto, suggeriamo sempre di coordinarsi previamente con un professionista specializzato che ci indicherà la strada migliore da percorrere, prima di assumere iniziative che possano rivelarsi scriteriate. In particolare, nel caso di specie, segnaliamo fin d’ora che i vari personaggi famosi risultano, presumibilmente, tutelati in forma esclusiva con la registrazione di un marchio, nei vari Paesi d’interesse, quindi anche in Italia.

A tal proposito, non si deve restare fuorviati dal fatto che t-shirt, riproducenti i suddetti personaggi, vengano commercializzati tranquillamente per strada da vari ambulanti, come se niente fosse. A tutti gli effetti, trattasi chiaramente di una contraffazione,  che non ci deve farci credere che gli stessi non abbiano già alle spalle una propria registrazione marchio o, che, l’illegittima riproduzione venga tollerata dai titolari dei rispettivi brand. Per quanto il fenomeno contraffattorio risulti molto diffuso, altrettanto efficaci sono le misure di sequestro adottate dalla Guardia di Finanza in tali fattispecie di reato.

Preso atto che la presunta libera riproduzione dei personaggi famosi non risulta legittima e, quindi, risulta penalmente perseguibile, vediamo se conviene o meno investire in quest’attività,  per la serie dobbiamo conoscere quanto costa registrare un marchio. Purtroppo nulla è gratuito, quindi, se si decide di realizzare un progetto, piccolo o grande che sia, non si può prescindere dal valutarne il suo costo. Il miglior suggerimento che ci sentiamo di fornire è quello di realizzare la propria linea personale dei personaggi, da riprodurre poi sulle t-shirt, i vantaggi sarebbero tutti dalla nostra parte, nessuno escluso. Ovviamente, in tale ipotesi, un certo budget disponibile dovrà essere investito per l’attività grafica e per quella tipografica. Tutto quello che risulta nuovo riscuote sempre un certa curiosità nei consumatori, ovviamente bisognerà “spingerlo” con le giuste tecniche di marketing e con i giusti canali distributivi, dei quali non si potrà prescindere.

Il nostro Studio specializzato si avvale di grafici specializzati e di centri tipografici, per assisterVi in quest’eventuale attività. Restiamo a Vostra disposizione per approfondimenti e per fornirVi tutte le informazioni dettagliate sulla questione d’interesse.

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Perché i cinesi amano i brand italiani?

Nel corso degli anni d’attività, abbiamo constatato il costante trend di crescita dei marchi italiani, acquisiti e registrati dai nascenti gruppi cinesi. Registrare un marchio italiano per i cinesi riveste un appeal imprescindibile per il loro business. Il nostro Studio si è così letteralmente specializzato in questa fetta di mercato,  riuscendo così  a relazionarsi con i nuovi clienti, esigenti e dalle peculiari caratteristiche.

Come relazionarsi con i clienti cinesi 

Innanzitutto l’approccio faccia a faccia è indispensabile per creare una relazione professionale stabile e duratura, oltre a dover presentare, in concreto, i vantaggi tangibili ed i rischi che registrare marchio può riservare, per la serie i cinesi non investono tanto per farlo, ma pretendono tutte le garanzie del caso, senza lasciare nulla di intentato. Ad esempio, se non hanno la certezza che in un Paese svilupperanno e consolideranno il proprio business, eviteranno di investirci, non è nella loro cultura fare “il passo più lungo della propria gamba”. L’estrema oculatezza, attenzione, cura dei dettagli li contraddistingue, quindi, un servizio estremamente professionale deve essere fornito a questa tipologia di clientela.

Qual è il nuovo trend dei gruppi cinesi?

Abbiamo constatato che, sempre più spesso e volentieri, tendono a ricercare un marchio registrato, vale a dire preferiscono orientarsi verso l’acquisto di un marchio che abbia già una certa notorietà ed avviamento commerciale, sebbene ciò influisca inevitabilmente sull’investimento da sostenere. Svariati potenziali clienti ci chiedono di ricercare marchi italiani e, possibilmente, corrispondenti marchi cinesi che siano già registrati, per partire già con un business avviato. La produzione avviene in Cina, quindi, disporre già di un brand che risulti indicizzato nei loro motori di ricerca risulta altamente apprezzato. Verificato ciò, i prodotti vengono esportati in Italia, dove la presenza di un brand avviato e dai connotati grafici italiani, consente loro di avere un certo vantaggio competitivo. Infatti, non si può più attendere degli anni per ottenere il riconoscimento del mercato locale, ma si vuole partire a pieno regime per poter ottimizzare gli investimenti già intrapresi.

Qual è il tipo di brand verso cui i cinesi si orientano?

Oltre ad un certo gradimento estetico, il brand italiano da acquisire deve risultare consolidato nel segmento di mercato d’interesse, ecco perché la presenza su Google è un fattore imprescindibile. Tale brand deve essere formato da poche lettere, per poter essere facilmente memorizzabile da tutti, può avere un rimando alle classiche denominazioni “fashion”, “italian style”, per fungere da collettore di clientela, la parte grafica (logo) non risulta per loro indispensabile. L’aspetto che sembra essere di maggior gradimento per i cinesi è quello di acquisire dei brand che rimandino ai tipici nomi e cognomi italiani, probabilmente sulla falsa riga di quello che fanno i grossi stilisti/designer italiani. Di conseguenza, la registrazione di un marchio sembra essere passata in secondo piano, preferendosi oramai selezionare e scegliere l’acquisto di quelli già registrati da diversi anni.

Conclusioni

Per gli Studi professionali questo nuovo trend d’attività può rivelarsi certamente redditizio, sebbene siano necessario offrire un servizio “fatto su misura”. In buona sostanza, il quanto costa registrare un marchio non è il solo elemento discriminante tra l’effettuare o non l’attività, infatti, l’instaurazione di un’interazione/empatia professionale risulta l’aspetto che, a nostro avviso, fa la differenza con questa tipologia di clientela.

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Il brand di una cooperativa sociale

Il nostro Studio specializzato si è recentemente occupato di un progetto di tutela di un brand per una cooperativa sociale, fortemente impegnata nel sociale, fornendo numerosi servizi sociali a dei soggetti svantaggiati, aiutandoli nel recupero psicologico e medico-sanitario. In particolare, si è trattato di ottenere un marchio registrato a livello comunitario per dei prodotti alimentari di natura biologici, prodotti e lavorati dai suddetti soggetti.

Com’è nato il progetto?

Inizialmente la cooperativa sociale forniva diverse tipologie di servizi specialistici per il recupero dei suddetti soggetti svantaggiati. Si è pensato che la sola attività lavorativa quotidiana, spesso e volentieri, potesse risultare fine a se stessa, quindi, un incentivo concreto, oltre che progettuale, avrebbe potuto destare inizialmente della curiosità e, poi, magari, l’interesse e la passione dei soggetti coinvolti. Di conseguenza, si è cominciato a pensare a quanto costa registrare un marchio, al fine di mettere a budget fin da subito questo possibile esborso economico.

Cosa poteva “tirar fuori” il progetto da ciascuna persona coinvolta?

Beh, indubbiamente indicare un risultato fin dall’inizio ed il lavoro di squadra sono sembrate subito delle “leve emotive” non indifferenti per ciascuno dei soggetti coinvolti. Inoltre, il fatto stesso che il lavoro di ciascuno venisse convogliato all’interno di un progetto concreto e ben preciso, ha fatto si che le “resistenze psicologiche” venissero vinte piuttosto agevolmente. Indubbiamente, la struttura cooperativa ed i contati di cui già godeva, italiani ed esteri, hanno fatto il resto, per la serie la strada risultava molto ben tracciata fin dall’inizio. Di conseguenza, registrare un marchio è risultata un’attività in discesa, sia per la chiarezza del progetto, sia per l’utilizzo concreto che il brand avrebbe avuto nei diversi e singoli paesi europei.

Quali sono stati i risultati raggiunti dalla Cooperativa?

Innanzitutto, ci si è dedicati alacremente all’agricoltura biologica, dalla quale sono stati raccolti e prodotti numerosi frutti della terra, dagli ortaggi alla frutta, rigorosamente bio, che sono stati poi conservati e che sono già diffusi e commercializzati in diversi Paesi dell’Unione Europea. Ecco perché registrare un marchio comunitario si è rivelato strategico, per evitare di “rimanere scoperti” nei possibili singoli Paesi dove la commercializzazione e la distribuzione dei prodotti bio avrebbe potuto prendere piede. Infatti, “rincorrere la protezione” del brand non è mai stata una strategia vincente per tutelarsi al meglio, ecco perché adottare lo strumento legale comunitario consente di rispondere a questa specifica esigenza.

Ed i vantaggi per gli ospiti della cooperativa?

Il vedere che i propri prodotti, ossia il frutto del proprio lavoro che si è tramutato in dei prodotti bio, poi messi sul mercato ed acquistati dai consumatori, è certamente la migliore gratificazione personale e professionale che ci si possa aspettare! Il progetto personale e collettivo ha già raggiunto il miglior risultato possibile. Sapere poi che i propri prodotti hanno ottenuto anche un marchio registrato, è un ulteriore riconoscimento del quale fregiarsi nel corso degli anni avvenire.

Riteniamo che gli ospiti della cooperativa possano ritenersi integralmente soddisfatti, tale riconoscimento fornirà loro certamente dei nuovi stimoli per affrontare con energia e spirito di sacrificio i prossimi progetti e sfide personali e professionali.

Ringraziamenti

Il nostro Studio è stato certamente onorato di aver potuto partecipare al progetto ideato e realizzato dalla Cooperativa sociale che abbiamo avuto modo di assistere, fornendo il proprio piccolo contributo professionale alla riuscita della protezione del brand. Ovviamente, restiamo a disposizione per fornire tutti i riferimenti utili dei prodotti bio della Cooperativa Sociale, nell’ipotesi in cui chiunque desideri acquistarli o, quantomeno, voglia prenderli in considerazione.

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Il Brand Delle Acque

Uno dei mercati più vivaci e dinamici, del quale abbiamo avuto modo di occuparci, durante la registrazione di un marchio, è certamente quello delle acque minerali. Tale segmento ha delle logiche e delle dinamiche tutte proprie, visto e considerato che risulta altamente competitivo, viso i numerosi operatori presenti.

Gli strumenti di marketing del passato

La promozione del proprio brand è passato sempre attraverso i canali pubblicitari, televisivi e dei principali quotidiani nazionali, dove si concentrava massicciamente la diffusione della mission aziendale. Tali strumenti di comunicazione consentivano una capillare diffusione nazional popolare, visto che il prodotto è presente su tutte le tavole degli italiani. Di conseguenza, anche il marchio registrato di tali operatori vedeva la sua massima diffusione attraverso di essi, creandosi uno stretto connubio imprenditorial commerciale.

Cosa è cambiato oggi?

“Il passaggio del testimone” dai mass media tradizionali ai nuovi canali online, i social media ecc., ha fatto si che gli stessi operatori delle acqui minerali ed alimentari debbano studiare ed implementare la propria presenze su questi nuovi canali ed debbano aggiornare  le loro strategie di marketing. Lo stesso dicasi per il brand, ossia registrare un marchio non può più prescindere dal dover rivendicare i nuovi servizi ed i canali comunicativi digitali, oramai in voga, all’interno delle proprie domande di deposito. Di conseguenza, è necessario studiare attentamente la classificazione internazionale di  Nizza, prendere contezza delle nuove diciture presenti e rivendicarle nella domande, per evitare che il brand risulti adeguatamente tutelato e non pregiudicare, quindi, il business di tali operatori.

Gli investimenti nel brand sono cambiati?

Nel suo complesso non ci sono state modifiche significative al quanto costa registrare un marchio, sebbene ci sia stata la necessità, quantomeno, di aggiungere una classe merceologica dei servizi, per ricomprendere la tutela anche dei social media. Riteniamo che si andrà sempre di più verso il “passaggio” dalle tradizionale forme di marketing verso le nuove, quindi, gli stessi brand andranno a tutelare esclusivamente le seconde, abbandonando le prime, presumiamo che tale processo sia inevitabile ed inarrestabile per tutti gli operatori del mercato delle acque minerali.

Aspetti da non sottovalutare

Tra i vari aspetti che non potranno essere più sottovalutati dagli operatori, ci sarà certamente quello di creare, per chi non l’abbia ancora fatto, delle vere e proprie partnership con gli influenzer più in voga del momento, evitando, allo stesso modo, inutili polemiche online con quei soggetti che godono di una larga schiera di followers. Infatti, il rischio è quello di ricevere dei commenti negativi sui social media,  che potrebbero creare dei dirompenti effetti negativi per il propri brand, che verrebbe esposto alla cosiddetta “gogna mediatica”. Di conseguenza, il nostro Studio specializzato, resta a Vostra disposizione per sfruttare le opportunità ma, al tempo stesso, per evitare le criticità che potrebbero emergere dall’utilizzo del Vostro brand sui social media.

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Il brand dei cristalli dell’auto

L’evoluzione del digitale permette ai business della “old economy” di innovarsi e di rendersi competitivo sia nei costi sia nei tempi di esecuzione e realizzazione del servizio. Un esempio l’abbiamo potuto constatare nel servizio di sostituzione dei cristalli per auto, attività all’apparenza semplice che, spesso e volentieri, si dimostra complessa.

Perché nasce il brand dei cristalli d’auto?

Si vuole dare una risposta rapida ed efficace a tutti coloro che vogliono una risposta “a portata di mano”, non possono certamente più permettersi di “subire” le lungaggini e le complicazioni della filiera, da produttore all’utilizzatore. Ecco perché registrare un marchio diventa un elemento di distinzione e di diversificazione in un mercato ancora incapace di evolversi. Il brand vuole veicolare il cambiamento e l’evoluzione in questo business, contraddistinguendo coloro che offrono un servizio nuovo, rispetto a coloro che sono ancora ancorati al passato.

Quale brand per i cristalli dell’auto?

La scelta del marchio registrato dovrà ricadere sugli elementi che denotato il “cambio di passo”, ossia la rapidità della risposta del fornitore, ad esempio servizio in 24h, la modalità di esecuzione del servizio, esempio una piattaforma online dal quale poter gestire l’intro ordine, senza “perdersi nei meandri” dei subfornitori della filiera ecc. Non possiamo dimenticare che il servizio deve essere anche competitivo in termini di costi da dover affrontare, rispetto al servizio già fornito dagli operatori tradizionali, dove il ricarico economico risulta un elemento imprescindibile.  Tutti queste caratteristiche dovranno fondersi ed essere esaltate nel brand prescelto, per veicolare facilmente il messaggio agli utenti interessati.

Il know-how del mercato gioca ancora un ruolo rilevante?

Non possiamo certo negare che la profonda conoscenza del segmento di mercato giochi sempre un ruolo decisivo, infatti, la registrazione marchio non può certamente prescindere dal know-how acquisito e relativo allo specifico segmento di mercato dei cristalli d’auto, per la serie se non si conoscono nei dettagli le distorsioni del sistema, certamente non li si potranno risolvere approntando uno strumento duttile ed innovativo alla portata di tutti. Di conseguenza, solo chi conosce i limiti ed il malfunzionamento della filiera potrà fornire un servizio competitivo, completo e realmente performante per i consumatori. Rivolgersi a questi soggetti è il vero valore aggiunto del servizio di sostituzione dei cristalli per auto.

Per ultimo, ma non certamente l’ultimo

Non possiamo certamente prescindere dal lato economico del servizio e, quindi, da quanto costa registrare un marchio. In buona sostanza, l’investimento nella registrazione del brand  corre di pari passo con il costo dell’intero servizio che viene offerto ai consumatori, visto che l’uno si lega imprescindibilmente all’altro. La semplificazione della filiera deve comportare anche il relativo abbattimento dei costi per l’utente, il famoso ricarico nel passaggio tra fornitori e subfornitori. Solo in questa maniera si potrà avere un vero valore aggiunto per il servizio di sostituzione dei vetri per auto e l’innovazione digitale potrà convincere anche i più restii dell’avvenuto salto innovativo. Il nostro Studio specializzato è disponibile a far conoscere nei dettagli questo servizio, offerto da uno dei propri clienti sul mercato italiano e quello comunitario.

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I brand dei superalcolici

Come ogni anno, viene stilata la classifica dei superalcolici, a cura di una nota rivista inglese “Drinks Business” che raccoglie le migliori performance in termini di redditività, lusso, popolarità. Nella classifica mondiale, troviamo il marchio registrato della vodka Smirnoff, quello dello scotch Johnnie Walker ed il rum Bacardi, oltre ad aziende italiane come la Martini.

Il trend mondiale vede una rilevante crescita dei Paesi del Sol levante, dove il consumo dei super-alcolici risulta in netta crescita, legato com’è al crescente sviluppo economico di Paesi quali la Cina, il Giappone ecc., mentre il mercato statunitense resta invariato, si registra un lieve calo per i mercati europei. Al momento, tutte le grandi aziende dei super-alcolici hanno accettato la sfida dell’apertura dei nuovi mercati orientali, dalle potenzialità esplosive e durevoli nel tempo, ecco perché nascono sempre nuove campagne di marketing dirette a questo target di clientela.

La nuova sfida dei brand dei superalcolici si gioca anche sui social media, dove la registrazione di un marchio brilla su Facebok, Twitter ecc. Alcuni brand hanno puntato principalmente sull’engagement, interagendo costantemente con il proprio target di clientela, lanciando qui le proprie campagne pubblicitarie, video dei propri prodotti, attraverso i nuovi canali di comunicazione oramai più in voga tra i utenti social. Altri brand dei Liquors & Spirits, come viene internazionalmente chiamato tale segmento di mercato, hanno acquisito nuovi followers, fan comunicando direttamente con i propri clienti e condividendo ogni contenuto che possa definirsi cool. E’ nata, quindi, una nuova forma di comunicazione, oltre che di condivisione dei contenuti, sempre aggiornata e lontana oramai anni luce dal vecchio modo di interfacciarsi con la propria clientela.

Ogni brand ha letteralmente costruito dei blog, delle pagine dedicate a propri utenti, dove ognuno di essi può conoscere come è nato il proprio liquore, l’evoluzione nel corso degli anni, quanto costa registrare un marchio e come è stato possibile affermarsi e consolidarsi via via sui mercati di tutto il mondo. Le maggiori interazioni su base mensile le registra la pagina Facebook dell’Amaro  Montenegro, mentre i contenuti più divertenti ed emozionanti sono riconducibili a quelli presenti sulla pagina Twitter del whiskey Jack Daniel’s.

Altro fenomeno in forte crescita, sebbene risulti ancora difficile riuscire ad inquadrarlo nella sua interezza, è quello dei liquori artigianali, oramai presenti in tutte le principali fiere di settore, desiderosi di accaparrarsi la propria fetta di mercato e di clientela sulla base di erbe pregiate, coltivate in serra, dai quantitativi limitati e, quindi da ritenersi esclusive per i potenziali consumatori. Il marchio registrato di questa nicchia dei Liquors & Spirits punta sull’unicità e pregio della materia prima, volendo creare un vero e proprio status symbol tra i propri clienti affezionati. Nuove distillerie di gin, rhum  e vodka sono diffusi dai paesi del Sole Levante ai tradizionali Paesi europei e nord americani, convinti che i nuovi consumatori siano disposti a pagare di più per accaparrarsi queste e vere e proprie limited edition, prodotti biologici composte da spezie ed ingredienti ricercati, da collezionare e da condividere in club o location esclusive.

La novità di questi brand artigianali e sui quali stanno puntando in questi anni è il cosiddetto bar-distilleria itinerante, dove poter interagire in prima persona con il proprio target di clientela, far conoscere, degustare e preparare i propri drinks nel corso di apposite serate a tema, dove l’effetto condivisione ottiene sempre un indiscusso successo. In queste occasioni, si può apprezzare dal vivo la registrazione di un marchio, infatti, spettacoli musicali, noti testimonial accompagnano l’happening, da condividere poi sui canali social.

Il nuovo fenomeno itinerante e social non ha lasciato indifferenti i grandi marchi internazionali dei superalcolici che non vogliono certamente stare a guardare mentre piccole distillerie si ritagliano fette di mercato, sviano parte della loro clientela. Di conseguenza, per i grandi gruppi commerciali e mondiali è venuto il momento di puntare su nuovi brand, conoscere, quindi, quanto costa registrare un marchio, per creare delle nuove etichette di nicchia, aprire delle nuove distillerie nei piccoli centri, dove poter approvvigionarsi direttamente delle pregiate erbe locali che, indubbiamente, hanno un maggior appeal agli occhi e alle papille gustative dei consumatori locali. Qualora tale strategia non dovesse sortire gli effetti sperati, si presume che tali aziende mondisti abbiano già pronto il “piano di riserva”, aggressivo ma certamente efficace. Si tratta di “mettere gli occhi” su quelle distillerie locali che godono di maggior valor aggiunto e potenzialità per il consumo dei superalcolici nelle comunità locali, decidere poi di avanzare un’offerta di acquisizione societaria per poterla, infine, inglobare all’interno del proprio canale distributivo e vendita diretta dei Liquors & Spirits.

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