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I brand dei superalcolici

Come ogni anno, viene stilata la classifica dei superalcolici, a cura di una nota rivista inglese “Drinks Business” che raccoglie le migliori performance in termini di redditività, lusso, popolarità. Nella classifica mondiale, troviamo il marchio registrato della vodka Smirnoff, quello dello scotch Johnnie Walker ed il rum Bacardi, oltre ad aziende italiane come la Martini.

Il trend mondiale vede una rilevante crescita dei Paesi del Sol levante, dove il consumo dei super-alcolici risulta in netta crescita, legato com’è al crescente sviluppo economico di Paesi quali la Cina, il Giappone ecc., mentre il mercato statunitense resta invariato, si registra un lieve calo per i mercati europei. Al momento, tutte le grandi aziende dei super-alcolici hanno accettato la sfida dell’apertura dei nuovi mercati orientali, dalle potenzialità esplosive e durevoli nel tempo, ecco perché nascono sempre nuove campagne di marketing dirette a questo target di clientela.

La nuova sfida dei brand dei superalcolici si gioca anche sui social media, dove la registrazione di un marchio brilla su Facebok, Twitter ecc. Alcuni brand hanno puntato principalmente sull’engagement, interagendo costantemente con il proprio target di clientela, lanciando qui le proprie campagne pubblicitarie, video dei propri prodotti, attraverso i nuovi canali di comunicazione oramai più in voga tra i utenti social. Altri brand dei Liquors & Spirits, come viene internazionalmente chiamato tale segmento di mercato, hanno acquisito nuovi followers, fan comunicando direttamente con i propri clienti e condividendo ogni contenuto che possa definirsi cool. E’ nata, quindi, una nuova forma di comunicazione, oltre che di condivisione dei contenuti, sempre aggiornata e lontana oramai anni luce dal vecchio modo di interfacciarsi con la propria clientela.

Ogni brand ha letteralmente costruito dei blog, delle pagine dedicate a propri utenti, dove ognuno di essi può conoscere come è nato il proprio liquore, l’evoluzione nel corso degli anni, quanto costa registrare un marchio e come è stato possibile affermarsi e consolidarsi via via sui mercati di tutto il mondo. Le maggiori interazioni su base mensile le registra la pagina Facebook dell’Amaro  Montenegro, mentre i contenuti più divertenti ed emozionanti sono riconducibili a quelli presenti sulla pagina Twitter del whiskey Jack Daniel’s.

Altro fenomeno in forte crescita, sebbene risulti ancora difficile riuscire ad inquadrarlo nella sua interezza, è quello dei liquori artigianali, oramai presenti in tutte le principali fiere di settore, desiderosi di accaparrarsi la propria fetta di mercato e di clientela sulla base di erbe pregiate, coltivate in serra, dai quantitativi limitati e, quindi da ritenersi esclusive per i potenziali consumatori. Il marchio registrato di questa nicchia dei Liquors & Spirits punta sull’unicità e pregio della materia prima, volendo creare un vero e proprio status symbol tra i propri clienti affezionati. Nuove distillerie di gin, rhum  e vodka sono diffusi dai paesi del Sole Levante ai tradizionali Paesi europei e nord americani, convinti che i nuovi consumatori siano disposti a pagare di più per accaparrarsi queste e vere e proprie limited edition, prodotti biologici composte da spezie ed ingredienti ricercati, da collezionare e da condividere in club o location esclusive.

La novità di questi brand artigianali e sui quali stanno puntando in questi anni è il cosiddetto bar-distilleria itinerante, dove poter interagire in prima persona con il proprio target di clientela, far conoscere, degustare e preparare i propri drinks nel corso di apposite serate a tema, dove l’effetto condivisione ottiene sempre un indiscusso successo. In queste occasioni, si può apprezzare dal vivo la registrazione di un marchio, infatti, spettacoli musicali, noti testimonial accompagnano l’happening, da condividere poi sui canali social.

Il nuovo fenomeno itinerante e social non ha lasciato indifferenti i grandi marchi internazionali dei superalcolici che non vogliono certamente stare a guardare mentre piccole distillerie si ritagliano fette di mercato, sviano parte della loro clientela. Di conseguenza, per i grandi gruppi commerciali e mondiali è venuto il momento di puntare su nuovi brand, conoscere, quindi, quanto costa registrare un marchio, per creare delle nuove etichette di nicchia, aprire delle nuove distillerie nei piccoli centri, dove poter approvvigionarsi direttamente delle pregiate erbe locali che, indubbiamente, hanno un maggior appeal agli occhi e alle papille gustative dei consumatori locali. Qualora tale strategia non dovesse sortire gli effetti sperati, si presume che tali aziende mondisti abbiano già pronto il “piano di riserva”, aggressivo ma certamente efficace. Si tratta di “mettere gli occhi” su quelle distillerie locali che godono di maggior valor aggiunto e potenzialità per il consumo dei superalcolici nelle comunità locali, decidere poi di avanzare un’offerta di acquisizione societaria per poterla, infine, inglobare all’interno del proprio canale distributivo e vendita diretta dei Liquors & Spirits.

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