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Contraffazione: Un Mercato Imponente

Non può più sorprendere che il mercato della contraffazione sia oramai divenuto un business mondiale, dannoso per l’intera economia mondiale. Studi dell’EUIPO hanno dimostrato che, oramai, esso costituisce il 2.5 dell’intero commercio mondiale, quantificabile in 461 miliardi di dollari. I Paesi dell’Unione Europea sono certamente i più penalizzati, il Made in Italy in particolare, nonostante registrare un marchio sia una prassi comune tra le aziende e le società.

Nessun segmento di mercato può ritenersi indenne da tale fenomeno, dal luxury goods, al tessile, alla pelletteria, gioielli, macchinari ecc. Le iniziative di sequestro dei NAS e della Guardia di Finanza hanno portato a brillanti operazioni sia per i beni durevoli sia per i beni deperibili, pericolosi per la salute collettiva. Porti di transito della merce contraffatta sono stati individuati a Singapore, Hong Kong e Panama, segno che oramai le rotte della contraffazione si sono diffuse ad ampio spettro. Oltre alla registrazione marchio, le aziende si vedono oramai costrette a investire in vere e proprie attività di intelligence, inviando delle risorse interne oppure dei professionisti specializzati, che possano monitorare i distributori locali, intermediari, rappresentanti commerciali ecc., nel tentativo di sradicare tale fenomeno.

Ai tradizionali settori del tessile e dell’abbigliamento, si sono affiancati l’automotive e quello dei pneumatici, dove i danni economici non sono gli aspetti più rilevanti. Infatti, si pensi le ricadute per la sicurezza dei viaggiatori e gli automobilisti, ignori di mettere a repentaglio la propria vita e quella degli altri. Ecco perché ci si deve sforzare di comprendere che la qualità di un prodotto affidabile e sicuro non può essere comparata unicamente a quanto costa registrare un marchio, infatti, il prezzo decisamente ribassato di un prodotto è un indice plausibile che quella merce possa essere stata contraffatta e poi immessa sul mercato.

L’e-commerce: nuova frontiera della contraffazione

Il fenomeno dell’e-commerce, divenuto oramai planetario, acuisce i rischi della contraffazione. In diversi Paesi europei, il cross border e-commerce, ossia la percentuale del commercio online che viene esportata pesa maggiormente per Paesi come l’Inghilterra  e la Germania, mentre per l’Italia e la Francia la contraffazione online sembra ancora circoscritta in una percentuale che si aggira intorno al 10% del totale. In generale, il tasso di crescita delle merci contraffatte risulta superiore rispetto al tasso di crescita delle merci legittime, sintomatico della gravità del fenomeno nel suo complesso considerato.

A tal proposito, le aziende private sono scese in campo con autonome iniziative di contrasto nei confronti del falso, ad esempio appositi database dove è possibile inserire il codice a barre personalizzato del prodotto, per verificarne l’autenticità, la corrispondenza al marchio registrato ecc. Si passa poi alla white list dei propri distributori, alle black list dei contraffattori noti, alle segnalazioni sui social media di pagine web ecc.. Portali come Amazon richiedono oramai da tempo l’invio dell’attestato, comprovante l’avvenuta registrazione marchio.

Per poter attivare tali servizi di intelligence online, è necessario accreditarsi previamente, fornendo tutta la documentazione legale a sostegno, per poter accertare tutte le iniziative illegittime praticate sul web nei confronti dei titoli della Proprietà Industriale.

Ricordiamo che tutti i servizi di auto-tutela attivabili sul web non possono prescindere dalla previa ed avvenuta tutela dei propri diritti acquisiti tramite il brevetto, il marchio, il design ed il copyright.

Conclusioni:

Abbiamo constatato come il fenomeno della contraffazione abbia assunto delle dimensioni planetarie, di come lo stesso eroda il pil nazionale di ogni singolo Stato, nonostante registrare un marchio sia prassi consolidata oramai da numerosi anni a questa parte.

La tutela della salute pubblica, oltre ad essere un obbligo istituzionale portato avanti dai governanti, necessita di strumenti sempre più tecnologicamente avanzati, messi a disposizioni da soggetti pubblici e/o private, in grado di contrastare il dilagante fenomeno transfrontaliero.

Soffermarsi a considerare solamente quanto costa registrare un marchio oramai è da ritenersi una valutazione decisamente rischiosa e riduttiva, per tutte le conseguenze che si potrebbero riversare sulla collettività.

Invitiamo tutti soggetti consumatori ad assumere la massima cautela, soprattutto negli acquisti effettuati tramite e-commerce, rivolgendosi previamente agli organismi competenti e deputati a vigilare sul mercato d’interesse. In questa maniera, oltre a tutelare la propria persona, se ne avrà un beneficio per l’intera collettività.

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