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Il marchio: aspetti operativi e contabili

Le nostri fonti normative, in primis l’art. 2424 del codice civile, considerano il marchio come un bene immateriale che, unitamente ai diritti di brevetto, ai diritti di concessione industriali e di utilizzazione delle opere dell’ingegno, alle concessioni e all’avviamento, dovranno essere indicati nell’apposita voce B.I.4, presente nell’attivo dello stato patrimoniale.

La rilevazione contabile del marchio registrato denota la modalità in cui il bene immateriale è entrato a far parte del patrimonio aziendale. Non ci sono dei limiti derivanti, qualora la proprietà del marchio sia stata acquisita da altre aziende, piuttosto che prodotta internamente oppure sia il frutto di un contratto di licenza stipulata con l’azienda che ne detiene ancora la titolarità.

I metodi di acquisizione interna del marchio

Nell’ipotesi in cui la registrazione di un marchio sia stata frutto degli investimenti interna, si dovranno escludere i seguenti costi che non potranno, quindi, essere capitalizzati:

  • la ricerca e lo sviluppo del prodotto;
  • l’avviamento della produzione;
  • l’eventuale pubblicità del prodotto.

Alla luce di ciò, i costi capitalizzabili vanno considerati esclusivamente in senso restrittivo e si riconducono ai soli costi diretti interni e quelli esterni, sostenuti per l’ideazione e la realizzazione del marchio. La voce contabile d’interesse evidenzia le immobilizzazioni immateriali in corso d’opera fino al momento in cui non sia stato completato il procedimento dell’intangibile, con la progressiva rilevazione nel conto economico dei costi sostenuti, con successiva capitalizzazione degli stessi.

In particolare, il quanto costa registrare un marchio, evidenziato nel conto economico sotto la voce di riferimento, sarà capitalizzato con la voce contabile A4 del conto economico: “incrementi di immobilizzazioni per lavori interni”.

Acquisizione contabile del marchio proveniente da terzi soggetti

Terminata la realizzazione interna del marchio registrato, i costi capitalizzati tra le immobilizzazioni in corso verranno poi inseriti contabilmente nella voce B.I.4 dell’attivo dello stato patrimoniale, voce che evidenzia il costo del marchio eventualmente acquisito da terzi soggetti. Qualora con un contratto di licenza  si utilizzi la titolarità di un marchio altrui, l’inserimento contabile sarà diverso in base alla tipologia del corrispettivo: canone (royalties) o importo una tantum. Nel primo caso, il corrispettivo affluirà nel conto economico correlandosi, secondo competenza, alle vendite; nel secondo caso, invece, visto che ci trova di fronte ad un costo relativo a più esercizi, si dovrà provvedere ad una sua opportuna ripartizione, previa patrimonializzazione. In seguito, si iscrivono nel conto economico le quote di ammortamento così calcolate, sotto l’apposita voce B.10.a): Ammortamento delle immobilizzazioni immateriali; mentre il relativo fondo di ammortamento andrà a decurtare direttamente il valore originario del bene e deve essere indicato nella nota integrativa. Eventuali svalutazioni che rettificheranno direttamente il valore del marchio ai sensi dell’ art. 2426, comma 1, n. 3, del codice civile, dovranno essere iscritte nel conto economico nella voce B.10.c) ed indicate in nota integrativa.

La valutazione civilistica del marchio

Seguendo le statuizioni dell’art. 2426 del codice civile, tale valutazione deve essere operata al costo d’acquisto o di realizzazione, rettificato annualmente dal relativo ammortamento, in linea con la vita utile del marchio. Quindi, l’ammortamento è collegato al periodo di realizzazione e commercializzazione in esclusiva del core-business e, se non prevedibile, non eccede una durata ventennale (si veda OIC n. 24). In buona sostanza, si considera il minore valore tra quello legato all’utilizzo economico del bene e quello della restante durata d’uso, ad esempio, fissata nel contratto di licenza.

Il quanto costa registrare un marchio sarà dipeso dall’investimento sostenuto per l’acquisto (o la creazione) del marchio, maggiorato dalle eventuali spese aggiuntive. Trattasi, in buona sostanza, dei costi spesi fino a quando l’intangible asset sarà pronto per l’utilizzo. Tra le spese aggiuntive devono includersi anche gli oneri finanziari dovuti, specificamente, per i capitali presi a prestito. A tal proposito, recenti disposizioni fiscali hanno introdotto limiti per la deducibilità degli interessi passivi. Il costo per la registrazione di un marchio, inclusivo dell’interesse, non deve andare oltre il valore recuperabile con il suo utilizzo. Infatti, la capitalizzazione degli oneri finanziari non costituisce un mezzo per differire le perdite. Nell’ipotesi in cui il valore decresca in modo permanente, si dovrà necessariamente procedere con una sua svalutazione.

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